25 Maggio 2019 - ore 6 del mattino. Venti sculture vengono portate in spalla, a pezzi, in sacchetti e scatole, a due a due, un passo dopo l'altro, oltre i divisori che chiudono via degli Ailanti, lungo la stradina interna che porta al muro perimetrale a Nord. Il continuo passaggio del treno sui binari al di là del muro è l'unico rumore da dentro il bosco; pian piano scompare, via via che ci si addentra. Il cinguettio delle diverse specie di uccelli diventa protagonista, qualche cornacchia gracchia dai rami più alti e il becco di un picchio contro un tronco d'albero risuona come un'eco tutto intorno alla fila di sculture che procede indisturbata.
Dentro il bosco, c'è un sentiero segnato con nastri rossi che si dirama oltre le reti, tra una variegata vegetazione, circondato da banchi di rovi che hanno coperto per intero l'asfalto. Continua attraverso tappeti di edera, intersecandosi con lunghe e forti radici ben salde a terra e costeggiando alberi antichi, alcuni caduti soffocati dalle rampicanti. Il sentiero termina in una piccola radura al cui centro sorge rigoglioso un albero di noci. Lungo quel sentiero, quella ventina di sculture ha trovato la propria casa.
A Nord Ovest della città, tra Bovisa, Villapizzone e Quarto Oggiaro, oggi c'è un bosco di 40 ettari.
L’industria arrivò prima di me e mi riservò un piccolo spazio. Centinaia di uomini si occupavano di processare il gas che serviva ad illuminare le case di tutta Milano e io stavo in disparte, osservando con stupore la fragile imponenza dei gasometri e la verticalità della cisterna dell’acqua.
Nel 1905, l’Union des Gaz di Parigi inizia la costruzione delle nuove officine della Bovisa, in grado di produrre 300 mila metri cubi al giorno di gas.
Terminata la produzione industriale venne la quiete. Cominciai così a diramare le mie radici fin sotto il cemento, spingendo verso l’alto le mie articolazioni, arrampicandomi oltre le strutture in mattone e sommergendo piano piano ciò che l’uomo aveva lasciato.
Nel 1969 si interrompe la produzione del gas e l’area viene dismessa. Dopo esser passata di proprietà in proprietà, l’area viene chiusa definitivamente nel 1994. AEM, ultimo gestore, piantumò diversi filari di alberature, che assieme al vento, alla pioggia e al meraviglioso caso della Natura hanno dato vita a un bosco tipico delle aree di pianura periurbane e delle Prealpi Lombarde.
Hanno trovato casa scoiattoli, lucertole, ricci, conigli e volpi, sorvolati da moltitudini di uccelli di diverse specie e dal vigile gufo reale. Chissà cosa ne sarà di me, l’uomo è tornato ad avanzare con i suoi rumorosi macchinari. Ma sento che qualcuno si è accorto del tempo che ho impiegato per diventare così. Vorrei continuare a vivere, a trasformarmi, io che non ho mai avanzato richieste, che ho sempre offerto riparo, respiro e poesia.
Il vostro Bosco la Goccia.
Ad oggi l’area conta più di 2000 alberi tra tigli, pioppi, robinie, platani, ailanti, noci, pruni e molti altri. Questa vegetazione - più volte minacciata da progetti edificatori - è un patrimonio per la città. Il nuovo Piano di Governo del Territorio di Milano prevede di tenere a verde meno del 50% dell’intera area. Il progetto è quello di allargare il Campus universitario del Politecnico, comprendendo la costruzione da zero di uno studentato, residenze abitative e altri edifici destinati a servizi.
Il 25/05/2019 sono state posate nel bosco 20 opere: un’azione artistica volta a difendere un luogo unico.
X
Sandro Leonardi
Il pifferaio rubata
LEGNO DI ACERO — 33 X 50 X 105 CM
Tutti conoscono la fiaba del pifferaio magico, fiaba un po’ strana nella quale non si sa bene chi siano i buoni e i cattivi;
non molti sanno che dietro il racconto fiabesco sta un fatto vero accaduto nella cittadina di Hamelin in Sassonia intorno al 1280dc:
la misteriosa scomparsa di circa 120 bambini, sulla quale sono state fatte diverse ipotesi:
In qualche modo sembra entrarci la musica, tanto che ancora oggi è fatto divieto di suonare strumenti in alcune vie di Hamelin;
di sicuro non c’entravano i topi, aggiunti alla storia nel 16° secolo per renderla raccontabile.
Quello che trovo interessante da scolpire sta nel movimento di un insieme uomo-animali verso l’ignoto,
movimento di uscita senza un punto di arrivo conosciuto: fiume per i topi, ma nel caso dei bambini? caverna? E al di là della caverna?
Transilvania come si legge in alcune versioni? Uno spensierato paese dei balocchi come nella versione a cartone animato di Walt Disney? Il nulla?
Questa storia è una metafora dell’universo nel quale innocenti stelle e ignare galassie sono attratte al suono della musica cosmica
all’interno di buchi neri dei quali si conosce solo quello che non si sa, e che pure sono i fulcri attorno ai quali ruota la vita,
per alcuni studiosi e autori di fantascienza possibili varchi verso universi alternativi.
Da un punto di vista artistico la scultura è l’ultimo capitolo di una meditazione sull’uomo che cammina,
partita dal fascino esercitato su di me per più di 30 anni dal Doriforo di Policleto,
ineguagliabile paradigma della scultura classica dell’antica Grecia.
Guerriero diventato per me Pastore nella scultura che feci per la basilica di San Vincenzo in Prato e qui Pifferaio,
ma sempre con la stessa attitudine della guida che fa uscire dal chiuso di un recinto verso l’oltre.
1
Sandro Leonardi
Cavalli al torrente
MARMO GIALLO ROANO — 120 X 70 X 80 CM
Da ragazzo la mia passeggiata preferita era da casa verso lo stadio San Siro,
dove allora (anni 50/60 del secolo scorso) c’era tanto verde e c’erano tante
strane casette basse lungo la strada e mi domandavo chi ci abitasse. Uno degli
abitanti un giorno si affacciò alla finestra salutandomi con un nitrito. Fu la
prima volta che vidi un cavallo vivo. Li avevo sempre visti disegnare da mio zio
Aurelio Galleppini, in arte Galep, per le strisce di Tex, nelle ore che passavo
alle sue spalle a vedere la sua mano correre sicura e leggera con in mano la
matita o il pennello … Non so se qualcuno abbia in vita sua disegnato più
cavalli di lui. Io no di sicuro, però è dall’età di 5 anni che cerco di stargli
dietro, disegnando cavalli su qualsiasi pezzo di carta mi capiti tra le mani:
oltre che rilassarmi questo mi aiutava a memorizzare le pagine dei libri sui
quali studiavo, scarabocchiandoli di lato, tra le righe, se non c’era spazio
sovrapponendoli al testo. Così quando lavorando presso la ditta Comana di
Seriate all’esecuzione dell’altare per la chiesa di San Pietro a Legnano,
gironzolando tra i depositi di scarti di materiale mi imbattei in uno strano
pezzo di Giallo Roano che sapevo di poter prendere perché non se ne faceva
niente nessuno decisi che sarebbe stato il mio relax, poi forse il mormorio
delle acque del Serio che scorreva proprio accanto ai laboratori mi suggerì di
accostarci un altro pezzo che oltre ad aggiungere il volume che mancava alla
scheggia affilata che avevo trovata mi dava occasione di completare la
composizione: roccia, acqua, animali e l’aria tutto intorno e dentro la
scultura.
2
Luca Maffezzoli
Pensiero libero
TRONCO DI TIGLIO — ALTEZZA 160 CM, DIAMETRO 50 CM
L’intricato mondo di oggi usa la manipolazione intellettuale, per indirizzare il
pensiero, veicolare le masse, dirigere il cammino politico, artistico e culturale.
Il pensiero deve essere libero da influenze, deve muoversi come un drappo al
vento ondeggiando nella mente per poi esternarsi senza timori e censure.
Sarebbe bello! In realtà il pensiero si trova spesso incatenato da remore morali,
etiche o religiose. Aggrovigliato in se stesso. Un attimo prima morbido e fluente
drappo, un attimo dopo rigido e immobile catena.
3
Elena Rondini
Tracce del reale
PAPIER MACHÈ, RESINA — 50 X 22 X 15 CM
Nel Bosco La Goccia c’è il segno del passaggio di uno dei più
abili e temibili rapaci esistenti in natura, una piuma di Gufo
Reale.
4
Yildiz Guner
Censura
LEGNO DI FAGGIO — 30 X 20 X 2 CM
Questa piccola composizione fa parte della serie fashism. Queste
sculture rappresentano regimi di dominio e dispotismo.
5
Chiò
Bozzoli
RESINA — MISURE VARIABILI
Come dei frutti maturi, appesi agli alberi rappresentano dei bozzoli
che tendono e preservare ciò che di prezioso c'è in noi, una forma,
una foglia, un oggetto o anche solo uno scritto.
Il bozzolo ci difende da tutto ciò che è esterno, sconosciuto, ma al
tempo stesso impedisce di relazionarsi con il mondo circostante;
solo con la maturazione potranno schiudersi, aprirsi e svelarsi.
6
Naruo Nishimura
Square Bar
—
Con quest’opera, vorrei esprimere che, questo mondo è
una componente unica. Ogni paese è essenziale l'uno per
l'altro.
Ora non possiamo vivere senza gli altri esseri, cioè non
possiamo essere perfetti.
Per questo motivo la forma vegetale non è perfetta.
X
Simone Carol Levy
Le scale della vita rubata
TRONCO DI TIGLIO — ALTEZZA 60 CM, DIAMETRO 30 CM
Tanti piccoli passi, ricerche e percorsi sbagliati. E poi arriviamo al
culmine degli anni, guardando ciò che abbiamo creato nel mondo,
durante la nostra esistenza. Accorgendoci che abbiamo fatto un
lunghissimo cammino e cercando un’altra dimensione.
8
Pablo Garelli
I fiori del male
CASTAGNO, PIETRE DEL TAGLIAMENTO E ARZINO — ALTEZZA 180 CM, DIAMETRO 100 CM
I Fiori sono la massima espressione della natura che in un solo elemento riesce a sintetizzare il
progetto di vita, la sensualità, il colore, la creatività per attirare a sé l’attenzione degli altri con
lo scopo di ricreare la vita, continuarla. Non guarda indietro, nemmeno sotto terra, lo sterco li
favorisce, cresce e basta. Come allegoria della morte, fiorisce anche da questa. Qual’é il luogo
preferito dalla morte? LA GUERRA. I fiori nascono da lei come metafore, Monumenti ai Caduti
ricoperti di Fiori per ringraziarli della loro morte, per il loro sacrificio. Dobbiamo comprendere,
poi convincerci per poter credere e guerrafondaie in Pace.
“Io sono proprio stanco delle vostre orribili guerre.
Le vostre preghiere, i vostri stessi voti sono crimini!
Il pericolo per voi è nei vostri contrari umori,
e solo nella unione, è la vostra forza.
Dunque vivete come fratelli, sappiate mantenervi in pace.” Charles Baudelaire*
Perciò cosa migliore che fiori eterni, rigidi, duri, colorati per ricordare la nostra vocazione
guerrafondaia: fiori eterni per guerre eterne.
9
Veronique Pozzi Painé
La fragilità dell'imponenza
PIETRA, FERRO, CARTA — MISURE VARIABILI
La Natura, pur con la sua imponenza, vive di fragili equilibri, quelli della
vita stessa. Solo l'attenzione e la cura possono garantirne la
sopravvivenza. Ben poco contano le parole disperse nel vento
dell'indifferenza o di miseri interessi. L'attenzione porta inevitabilmente
al rispetto della storia del luogo, così il ferro arrugginito delle putrelle si
fa eco dei barometri del passato, così il bianco marmo grezzo di Carrara
si fa equilibrista di bellezza e promessa di un futuro scolpito in una
nuova coscienza ambientale. Nulla rimarrà della ridda di voci, fogli di
libri strappati senza più alcuna storia da raccontare.
10
Chiara Pellegrini
Gocce
— MISURE VARIABILI
A questo ho pensato quando Edi, una sera davanti al fuoco, mi ha parlato del Comitato
La Goccia e dell'idea di sculture nel bosco.
Sono attratta da ciò che la natura, anche quella umana, mostra o nasconde. Vi sono
molti boschi o giardini segreti dietro ai cancelli di ville private, nei retro delle scuole o
nelle periferie che circondano le zone agricole che sarebbe curioso riscoprire.
La radura è un posto in cui fermarsi a prendere fiato. In cui ci si accorge del percorso
fatto e si riprendono le energie per ripartire. Penso che questo possa diventare, o
forse per alcuni già lo è, uno di quei luoghi.
GOCCE in un certo senso nasce da un un ritrovamento di bozzetto per una scultura
pensata tanti anni fa. È un gioco funambolesco in cui degli organi sensoriali si
scompongono e ricompongono in una forma organica elementare e si riproducono 12
volte, così come sono divisi i mesi di un anno o i numeri di un orologio. Gocce come
linfa, come pioggia, rugiada, sudore e lacrima, come forma impermanente che scorre e
si trasforma che brucia senza consumarsi.
Buona strada, che ognuno trovi la sua!
11
Antonella Prota Giurleo
Totem
MATERIALI DI RECUPERO ECO-COMPATIBILI —
L'idea del totem quale elemento rettilineo, solitamente inserito a terra quale
elemento di connessione tra terra e cielo, rimanda al senso di spiritualità insito
nel rispetto e nell'affetto per la madre Terra.
12
Alfredo Pecile
La condivisione del nulla
PLASTICA RICICLATA COLORATA — MISURE VARIABILI
Siamo in crisi. Ossia siamo in perdita, andiamo verso il nulla, il
vuoto ci inghiotte. Eppure crisi significa trasformazione, crisi
significa discernere, giudicare, valutare.
Cosa meglio, allora, di un tempo di crisi per fare del nulla
occasione di trasformazione, se il vuoto che ci circonda per forza
propria ci libera dal pre-giudizio?
Accogliere altro e l'altro a sé è ciò che ci resta; è l'obbligo che ci
impone la rottura dell'equilibrio esistente, meglio se nulla
abbiamo da offrire a chi e cosa accogliamo, se nulla ci viene
offerto. Accogliendo arricchiremo in sguardo e pensiero, liberi
finalmente dalla miseria di una sola origine.
Se saremo capaci di condividere il nulla, di accogliere comunque
la differenza nel nostro nido, allora con le nostre mani
costruiremo noi stessi, e con la nostra ricostruita umana identità
trasformeremo anche quanto ci circonda.
Liberi pensanti, ci eleveremo verso un nuovo livello dell'esistere,
comune a tutti, quello di essere vivi.
X
Giulio Valerio Cerbella
L'urlo della Sibilla rubata
—
La popolazione che vive all’ombra dei Monti Sibillini, ha sempre fatto riferimento a questa
figura leggendaria in maniera benevola. A lei sono legate molte delle tradizioni culturali della
zona: dal matriarcato, alla medicina naturale, fino alle regole di coltivazione.
La stessa evangelizzazione ebbe qualche difficoltà in queste zone come testimonia la
burrascosa vita di san Benedetto di Norcia. In certe epoche, infatti, il mito della Sibilla ha
cercato di spiegare gli impedimenti della piena diffusione del cristianesimo. Una leggenda
che prende forma dalla misteriosa ombra che ogni sera, al tramonto, prende vita sul fianco
dei nostri monti.
Tralasciando i racconti popolari ho voluto qui rappresentarla urlante, come allegoria della
natura selvaggia, dei valori legati ai cicli della terra di cui dobbiamo fare tesoro: di quel
mondo, ormai quasi perduto, schiacciato da super-produttività, capitalismi e incuria verso
l'ambiente.
LA Sibilla è quindi, in questa veste, l’immagine ed ancor più la voce del bosco negletto, che
viene minacciato costantemente dalla cementificazione della città che avanza. Ma ancora di
più, il suo urlo risuona sordo alle orecchie di chi è circondato dalla iper-stimolazione di
rumori innaturali, in quella società attuale che sempre più ha rinnegato le proprie radici in
cambio di un malinteso senso del futuro.
14
Maria Grazie Collini
Presenze
RETI METALLICHE, FILO DI NYLON — ALTEZZA 75/90 CM, DIAMETRO 35/50 CM
Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore
15
Alex Sala
Cuore di poeta
RADICA DI ULIVO —
A cosa servono i poeti? Ha ancora senso la poesia in
questa epoca? Chi sono i poeti oggi?
L’opera vuole descrivere e raccontare questi quesiti.
Il cuore del poeta è spaccato in due ed è realizzato
con radica di ulivo.
Simbolicamente e poeticamente il cuore del poeta è
sempre sofferente e cerca le proprie radici spirituali
e fisiche.
Questa ricerca rimane sempre intima e quasi segreta
è una ricerca di spazi interiori, dove lasciare liberi i
propri sentimenti come pollini nel vento.
Lasciare quest’opera libera nella natura è la naturale
conseguenza di questi pensieri.
Lasciarla respirare di vita propria finché il tempo lo
vorrà.
16
Elena Faleschini
Rinascita
TERRACOTTA, CRISTALLO DI ROCCA — 40 X 70 X 30 CM
Il cambiamento è sempre doloroso,
l’abbandonare il materialismo per
rinascere, spiritualmente più evoluto.
17
Davide Cucinella
Madre torre
TERRACOTTA ROSSA, TERRA — ALTEZZA 110 CM, DIAMETRO 30 CM
Questo pezzo mi ricorda la forma dei gasometri all'interno della Goccia, sul
tema della città. Riempita di terra, permette alla vegetazione spontanea di
crescere al suo interno, come nel ventre di Madre Terra. Sarà quindi immersa
nel verde del Parco La Goccia, e nel tempo invasa dalla vegetazione.
18
Pol Palli
Nidus
FILO DI FERRO, GESSO — 105 X 105 X 40 CM
Rigenerazione, sintesi, inconsistenza corporea.
Organico ritorno alla nuda terra.
Nuove dimensioni, in cui attraversare lo spazio.
Racchiusi in caduchi contenitori.
Sopravvalutazione dello spazio,
futile materialità del sottostimato tempo.
Pensieri custoditi, cullati, annidati nel frammentato,
senso di abbandono immateriale.
Nuove geometrie sinaptiche, prendono forma,
in quiete si accelerano, in attesa della schiusa.
19
Edi Sanna
Donna albero
TRONCO DI TIGLIO — ALTEZZA 120 CM, DIAMETRO 40 CM
Un’aborigena, selvaggia, forte sulle sue gambe. La determinazione che la
caratterizza potrebbe preannunciare una guerra, se sostenesse un mitra.
Invece essa propone in modo decisivo il nulla, che ad una certa ora del giorno
è il SOLE.
Prosegue in quest’opera, la ricerca iniziata in una sua opera dal titolo Anti-
Melancolia, esposto nell’orto Botanico di Brera, Milano 1999, a partire dal
disegno dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci e dall’incisione Melancolia
di Dürer. Il drappeggio è una riproduzione di quello del Cristo in Croce, nella
tempera su tavola di Coppo da Marcovaldo (1225), nel Duomo di Pistoia.
20
Claudia Canavesi
Comunicare, nel tempo e nello spazio
ARGILLA CRUDA PATINATA, PIETRA DI VICENZA, SASSI, CRISTALLO DI DAVIDE — DIAMETRO 80 CM
L'opera è composta da una serie di piccole sculture che
riprendono il tema della comunicazione nel tempo, facendo
riferimento alle antiche lettere cuneiformi.
Su ognuna di queste lettere, è scritta la parola COMUNICARE in
diverse lingue. Il linguaggio (spesso sconosciuto se non è il
proprio) è stato interpretato in modo formale, giocando su
simmetrie e segni grafici.
Per l'evento nel Bosco di Sculture della Goccia, verranno donate
due sculture/lettere: una in argilla che con il tempo diventerà
parte integrante del terreno del bosco ritornando terra, l'altra in
pietra di Vicenza, resterà testimone e presenza dell'opera e
dell'evento stesso. Le due sculture saranno posizionate a
formare un cerchio insieme a dei sassi e ad un cristallo.
21
Jacopo Mandich
Hug
LEGNO DI QUERCIA — 200 X 50 CM
Hug è un’installazione partecipativa composta da un tronco in cui è scavata
l’impronta di un corpo umano. Il pubblico ha la possibilità di entrare nella
forma per vivere un momento personale, privato di contatto intimo,
trasformandosi da fruitore ad opera. l’albero è il simbolo di comunione fra
celeste e terrestre. Oltre la storia personale, l’influenza culturale e le
inclinazioni psicologiche esistono radici comuni a tutta l’umanità un percorso
condiviso la cui struttura affondano nella nel tempo. In una dimensione d’io
ibridi incagliati in un sistema analitico razionale che difficilmente sopporta
il concetto di infinito, che a stento tollera le rivelazione della concezione
multidimensionale quantistica e che più semplicemente ancora viene sopraffatto
da istinti emozioni e annaspa nell’inconscio l’umanità si trova a sperimentare
una sempre maggior frammentazione della percezione del reale e del se vivendo un
scollamento sempre più profondo fra il proprio essere ed il proprio agire nel
mondo. Il progetto è una riflessione sul rapporto far uomo e natura e
contemporaneamente la proposta di un luogo per l’ascolto del sè. L’installazione
propone tre diverse fasi: la contemplazione dell’assenza attraverso il cavo,
l'osservazione di altri che lo vivono attraverso l‘interazione del pubblico con
l’elemento e la possibilità di viverlo direttamente entrando nella materia.
22
Nicolò Kraettli
I've seen another world
INTONACO, INCHIOSTRO CINESE — 45 X 25 X 20 CM
Inizialmente volevo chiamare questo lavoro Anatomic Torso. Infatti, mentre
realizzavo questo pezzo, l'interesse che avevo era anatomico. Il buco è fatto di
un pezzo di polistirolo, tagliato molte volte con il filo di ferro caldo, e ogni
volta ho riempito gli spazi vuoti con gesso di diverso colore. Mi interessa la
domanda: cosa c'è sotto la pelle di una scultura? Ovviamente quando una forma è
creata per sottrazione, non c'è molto sul contenuto interno di una figura. In
marmo, in legno, o di qualunque materiale sia fatta, non ha niente a che fare
con il corpo umano. Io invece stavo lavorando un calco, e dato che stavo colando
in gesso e ho deciso di realizzarlo molte volte, ho avuto la possibilità di
pensare l'interno della figura. Il corpo umano non è solo una superficie, ma
piuttosto un metabolismo super complesso al suo interno. Organi come i polmoni,
il cuore, ma anche ossa, muscoli, vene, arteriose, fasce. Tutto questo può
essere parte di una scultura. Soprattutto perché oggi ne parliamo tutti. E siamo
anche ai tempi del bodyscan, che è in grado di vedere il nostro corpo in ogni
singolo punto, senza tagliarlo; questa informazione in bianco e nero (che ora
abbiamo anche sulle immagini ecografiche dei bambini) fa riferimento a questo
lavoro. Inoltre, c'è un'altra visione dell'opera: il fatto che sia solo un
frammento, un pezzo di carne per così dire. Con questa frammentazione posso
mostrare le informazioni che normalmente sono nascoste dalla pelle. Il fatto che
sia un frammento mi fa ricordare anche le sculture di marmo rotte e nello stesso
tempo a dei pezzi di carne, che rimangono a terra dopo un attacco terroristico o
un incidente d'auto (come lo immagino, non l'ho mai visto dal vero). Io penso
che proprio l'interno complesso di un corpo sia importante quanto la superficie,
che è stata intensamente trattata dagli scultori per molti secoli.
23
Paolo Cabrini
Libro operaio
XILOGRAFIA E INCHIOSTRO TIPOGRAFICO SU COMPENSATO DI RECUPERO — 107 X 30 CM
Il Libro operaio è nato al seguito di un sopralluogo nel parco la Goccia
avvenuto nel febbraio 2020. Vuole essere un omaggio alla storia operaia del
quartiere Bovisa e ex gasometri. Ma ricorda anche gli artisti del realismo
esistenziale degli anni 50, in particolare Bepi Romagnoli con la sua cartella
dedicata al mondo delle fabbriche della periferia milanese. Il colore dominante
è quello bordeaux lo stesso degli armadietti che si trovano in un capannone
industriale adibito a spogliatoio.
24
Adriana Perego
Nido dei sogni
— ALTEZZA 200 CM, DIAMETRO 30 CM
Con questo lavoro intendo esprimere la gioia di partecipare. Il Nido dei sogni
occuperà un piccolo spazio fisico nel bosco ma spero una grande spazio
energetico di fiducia e buona prospettiva nella salvaguardia della natura. Che i
petali di rose, che il nido contiene, vengano diffusi dal vento in luoghi
lontani e portino messaggi di positività.
25
Alessandro Gatti (Gatto Nero)
Ciclosauro Urbanensis
— 150 X 110 CM
Il Ciclosauro era un animale peristorico vissuto nell’era industriozoica lungo
circa 150 cm e 110 al garrese aveva un’apertura ruotifera di circa 70 cm. Viveva
nelle aree urbane e si cibava principalmente di inquinamento, gli studiosi
ipotizzano che avesse un sistema respiratorio in grado di trasformare la CO2 e
le polveri sottili in ossigeno e un sistema digerente capace di digerire
l’asfalto trasformandolo in alberi. Il suo nemico naturale era l’autosauro che
tentava di ucciderlo speronandolo in corsa ma che poi non si nutriva della sua
carne ma fuggiva in preda a sensi di colpa. In inverno essendo un animale a
sangue freddo andava in letargo in tane comuni dette “cortili condominiali” che
erano spesso sovraffollate. Per quanto riguarda la sua estinzione il mondo
scientifico concorda con l’ipotesi del noto archeologo Ale Gatti Gattonero
secondo la quale si è verificato un rarissimo caso di estinzione per eccesso di
cibo. Come è noto nell’era industriozoica il pianeta terra, per motivi ancora
sconosciuti, ha cominciato a coprirsi progressivamente di asfalto. Cosa che in
un primo periodo ha aiutato il diffondersi della specie ma con
l’intensificazione del fenomeno ha portato ad una moria di massa per
indigestione. Il fossile qui in oggetto, ritrovato presso il parco della goccia
dallo stesso Ale Gatto Gattonero, è uno dei meglio conservati al mondo grazie
allo strato di Marzapite che ne ha inglobato i resti a seguito dell’eruzione
vulcanica della montagnetta di San Siro avvenuta all’ incirca 200.000.000 di
anni fa e rappresenta un vanto per la città di Milano che ha fatto richiesta di
inserimento del sito archeologico nel patrimonio UNESCO.
26
Daniela Di Maro
Eri tu alla luce del sole
INCISIONE SU PIETRA — 50 X 40 X 3 CM
La frase incisa sulla lastra è un incipit della seguente poesia omonima, scritta
in memoria di quegli alberi che, soprattutto per mano umana, non esistono più.
27
Emanuela Camacci
Goccia damare
FILO DI FERRO, POSIDONIA — 30 X 40 X 105 CM
L'opera realizzata con elementi naturali rappresenta una goccia richiamo diretto
al nome del parco. È un lavoro che gioca sull'ambiguità, come un organismo vivo
invita ad essere toccato, appare morbido ma allo stesso tempo repulsivo. Le
palline di posidonia che ho raccolto sulle spiagge della Giannella, in Toscana,
sono affascinanti ma sembrano anche delle palline di sterco, da qui l'aspetto
non troppo invitante.